È nota da tempo l’efficacia sinergica della combinazione di nivolumab e ipilimumab nel melanoma sia nel setting metastatico che nel setting adiuvante. Il trial CheckMate214 ha randomizzato 1096 pazienti con carcinoma renale (poor o intermediate risk) a ricevere ipilimumab (1 mg/kg q21 per 4 cicli) e nivolumab (3 mg/kg q 14 continuativamente) verso sunitinib (50 mg/die 4 wks on e 2 wks off). Endpoint primari overall survival (OS) e progression-free survival (PFS).

I risultati in OS, PFS e ORR (objective response rate) sono concordi e indiscutibilmente a favore della combinazione immunoterapica nonostante il vantaggio in PFS non raggiunga la significatività statistica (alpha level 0,009). Le curve di OS si separano a 6 mesi dalla randomizzazione e sembrano avviarsi al plateaux intorno ai 30 mesi con il 60% di pazienti vivi (verso 50% nel braccio con sunitinib).
Il vantaggio in OS dell’immunoterapia è stato dimostrato indipendentemente dall’espressione di PD-L1 anche se i pazienti con PD-L1 >1% sembrano avere maggiore beneficio.
L’associazione immunoterapica ha comportato anche un miglioramento della qualità di vita (QoL) ma va rimarcato che, a dispetto di un profilo di tossicità G3-G4 migliore rispetto a sunitinib (46 vs 63%), si sono verificate 8 morti tossiche rispetto alle 4 avute con sunitinib.