Cabozantinib è un inibitore delle tirosin-chinasi VEGFR, MET e AXL. L’iperespressione di queste ultime due è associata a una prognosi peggiore e allo sviluppo della resistenza agli anti-VEGFR nel carcinoma renale.
Nello studio METEOR sono stati arruolati 658 pazienti affetti da carcinoma renale a cellule chiare avanzato o metastatico, in progressione dopo almeno una linea di terapia con anti-VEGFR. Sono stati dunque randomizzati con rapporto 1:1 a ricevere cabozantinib (60 mg/die per os) o everolimus (10 mg/die). Endpoint primario: PFS.
I dati di OS non sono ancora maturi, anche se nell’interim analysis si dimostrava un prolungamento di OS nel braccio di cabozantinib. Nel sottogruppo di pazienti che avevano ricevuto solo sunitinib come prima linea di terapia il vantaggio in PFS di cabozantinib è risultato ulteriormente maggiore (9,1 vs 3,7 mesi) (possibile confronto con studio AXIS con axitinib).
Il 60% dei pazienti trattati con cabozantinib ha effettuato una riduzione di dose per controllare gli effetti avversi (ipertensione, diarrea e fatigue) che si sono presentati di grado 3 o 4 nel 68% nel braccio di cabozantinib e nel 58% in quello con everolimus.