Numero speciale di "Impact Factor News” n° 2 - Giugno 2015
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Sopravvivenza a lungo termine con ipilimumab nel melanoma metastatico
L’analisi aggiornata sulla sopravvivenza a 5 anni del trial su ipilimumab in prima linea nel melanoma metastatico ha mostrato un rilevantissimo beneficio a lungo termine. Il trial originale pubblicato su NEJM nel 2011, ha randomizzato 502 pazienti, indipendentemente dallo stato mutazionale di BRAF, a ricevere in prima linea ipilimumab (10 mg/kg week 1,4,7,10) e dacarbazina (850 mg/m2 q21) verso placebo e dacarbazina. Nei pazienti stabili o in risposta era poi consentito il trattamento con ipilimumab/placebo come mantenimento con cadenza trimestrale.
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L’associazione di dabrafenib e trametinib in prima linea nel melanoma metastatico BRAF mutato
Studio randomizzato di fase III che confronta l’associazione di dabrafenib (150 mg bid) e trametinib (2 mg/die) verso monoterapia con vemurafenib (960 mg bid) in 704 pazienti affetti da melanoma metastatico, BRAF mutato, in prima linea di trattamento. Endpoint primario OS. La combinazione di trametinib, inibitore della via MAPK, con dabrafenib, inibitore di BRAF, interrompe le due principali via di signaling del melanoma agendo in modo sinergico nel controllo della proliferazione cellulare.
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Nivolumab in prima linea nei pazienti con melanoma BRAF wild-type
Nivolumab è un anticorpo umanizzato che blocca selettivamente l’interazione di PD-1 con i suoi ligandi, impedendo che essi agiscano come inibitori dell’attivazione e proliferazione dei linfociti T. In questo studio di fase III, randomizzato e in doppio-cieco, nivolumab (3 mg/kg q 14) è stato confrontato con dacarbazina (1000 mg/m2 q 21) in 418 pazienti affetti da melanoma in III o IV stadio non precedentemente trattati e BRAF wild-type. Endpoint primario OS.
È stata inoltre prevista la stratificazione per il grado di espressione di PD-L1 sulle cellule tumorali che ha permesso per la prima volta di correlare prospetticamente tale parametro con l’outcome dei pazienti. -
Aggiungere pertuzumab a trastuzumab e docetaxel nel carcinoma mammario metastatico HER2+ migliora l’overall survival
Lo studio CLEOPATRA prevede il confronto tra la triplice combinazione di pertuzumab (420 mg q21), trastuzumab (6 mg/kg q21) e docetaxel (75 mg/m2 q21) con la duplice associazione di trastuzumab e docetaxel. Sono stati pubblicati i dati maturi sui secondary endpoints: OS, PFS e duration of response con un follow-up medio di 50 mesi. In questo studio di fase III, randomizzato e in doppio cieco, sono state arruolate 808 donne con neoplasia mammaria HER2+ metastatica, o recidivata localmente, non resecabile e non pretrattate con chemioterapia (permesso il trattamento neoadiuvante o adiuvante e una prima linea di terapia ormonale).
Pertuzumab è un anticorpo monoclonale diretto contro un differente epitopo HER2 rispetto a trastuzumab. -
LHRH analogo in combinazione a ormonoterapia adiuvante nel carcinoma mammario in stato pre-menopausale
L’utilizzo della soppressione ovarica adiuvante nelle pazienti con carcinoma mammario ER+ e PR+ in pre-menopausa in associazione a tamoxifene è dibattuto. Il trial in oggetto (SOFT) ha randomizzato 3066 pazienti operate per carcinoma mammario ER+ e PR+ (almeno 10% di cellule positive per recettori ormonali), in stato pre-menopausale, a ricevere tamoxifene (20 mg/die) verso tamoxifene + triptorelina (3,75 mg q28) verso examestane (25 mg/die) + triptorelina. Per stato pre-menopausale si intende la comparsa di mestruazioni entro 12 settimane dal termine della chirurgia (46,7%) o entro 8 mesi dal termine della chemioterapia adiuvante (53,3%). Endpoint primario DFS (disease-free survival).
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Goserelin in associazione a chemioterapia adiuvante per carcinoma della mammella preserva la fertilità
I dati sull’utilizzo di GnRH analoghi per preservare la funzionalità ovarica durante chemioterapia sono discordanti e incompleti. Questo trial di fase III ha arruolato 218 donne in stato pre-menopausale, affette da carcinoma mammario operabile (stadio I-IIIA), ER– e PR-, e le ha randomizzate a ricevere, in concomitanza alla chemioterapia adiuvante (o neoadiuvante), goserelin (3,6 mg q28) verso sola chemioterapia. Endpoint primario tasso di menopausa a due anni, definito come amenorrea da sei mesi e livelli di FSH (follicle-stimulating hormone) post-menopausali. Endpoint secondari DFS, OS e tasso di gravidanze.
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Crizotinib superiore a chemioterapia nel NSCLC ALK traslocato in prima linea
Crizotinib ha già dimostrato superiorità rispetto a pemetrexed o docetaxel in seconda linea nei pazienti con NSCLC (non-small cell lung cancer) ALK traslocati pretrattati con platino. Questo studio open-label di fase III (PROFILE), ha confrontato in prima linea crizotinib (250 mg bid) alla combinazione di cisplatino (75 mg/m2 q21) e pemetrexed (500 mg/m2 q21) in 343 pazienti affetti da NSCLC metastatico o non resecabile, non squamosi, ALK traslocati. L’endpoint primario è PFS, gli endpoints secondari RR, OS.
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Radioterapia mediastinica nel SCLC con malattia estesa
La persistenza di malattia toracica nel SCLC (small cell lung cancer) in stadio esteso è un problema clinico rilevante.
Questo trial multicentrico di fase III ha randomizzato 498 pazienti con microcitoma polmonare con malattia estesa (ovvero localizzazioni extratoraciche con esclusione di quelle cerebrali), in risposta dopo 4-6 cicli di platino ed etoposide, a ricevere o meno radioterapia sul residuo di malattia toracica (30 Gy in 10 frazioni). Tutti i pazienti sono stati poi sottoposti a PCI (prophylactic cranial irradiation). Endpoint primario OS a un anno. Endpoint secondario PFS. -
FOLFIRI: una nuova alternativa per l’adenocarcinoma gastrico in prima linea
La prima linea di chemioterapia nel paziente fit con carcinoma gastrico metastatico, HER2 negativo, prevede diversi regimi (DDP FU, ECF, ECX, DCF, EOX, FOLFOX) senza una chiara evidenza di superiorità di uno di questi regimi sugli altri eccetto il DCF che è però molto tossico.
Il trial multicentrico di fase III ha randomizzato (1:1) 416 pazienti con adenocarcinoma gastrico, della giunzione gastro-esofagea in stadio IV o localmente avanzato non resecabile, a ricevere FOLFIRI verso ECX (epirubicina 50 mg/m2 q21, cisplatino 60 mg/m2 q21 e capecitabina 1000 mg/m2 bid d 2à15 q21) come prima linea di chemioterapia. Endpoint primario TTF (time-to-treatment failure). -
Abiraterone nel carcinoma prostatico resistente alla castrazione: vantaggio anche in OS
Abiraterone è un potente inibitore del citocromo P450c17, responsabile della sintesi androgenica extragonadica. Il trial randomizzato di fase III (COU-AA-302) ha confrontato abiraterone (1000 mg/die) + prednisone (5 mg bid) a placebo + prednisone in 1088 pazienti con carcinoma prostatico resistente alla castrazione e non sottoposto a chemioterapia, in progressione radiologica di malattia. Endpoints primari PFS e OS.
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La sede del tumore primitivo del colon (destro vs sinistro) come fattore prognostico indipendente nella malattia metastatica
L’analisi è stata effettuata su tre diversi studi: PROVETTA con 200 pazienti, e due studi randomizzati di fase III, l’AVF2107g con 559 malati e il NO16966 con 1268. La flessura splenica è stata utilizzata come confine per dividere colon destro (comprendente cieco, colon ascendente e colon trasverso) e colon sinistro.
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Carcinoma ben differenziato della tiroide: nuova terapia di salvataggio dopo iodio-131
Studio di fase III, double-blinde, che ha randomizzato (2:1) 392 pazienti affetti da carcinoma della tiroide differenziato e refrattario allo iodio-131 a ricevere lenvatinib (24 mg/die) verso placebo. Endpoint primario PFS.
Lenvatinib è un inibitore tirosin-chinasico che agisce su VEGFR 1,2 e 3, FGFR, PDGFRa, RET, e KIT. -
Rischio di ricaduta tromboembolica e durata ottimale della terapia eparinica nel paziente oncologico
L’utilizzo di eparina a basso peso molecolare (LMWH) è ad oggi lo standard di terapia nel trattamento delle trombosi venose profonde ed è indicata per un periodo di sei mesi. In questo studio sono stati randomizzati 347 pazienti, in terapia da sei mesi con LMWH per il primo evento tromboembolico, in tre bracci per valutare se il RVT (residual vein thrombosis, cioè un parametro di imaging in eco-Doppler) possa essere utilizzato per definire la durata ottimale del trattamento. Al braccio A1 sono stati assegnati i pazienti (119) in cui è stato riscontrato RVT e che hanno proseguito per ulteriori sei mesi la terapia con LMWH, al braccio A2 i pazienti (123) che, pur in presenza di RVT, hanno sospeso terapia e nel braccio B i pazienti (105) in cui non è stato riscontrato RVT e hanno sospeso la terapia. L’endpoint primario è la ricorrenza di evento tromboembolico nei 12 mesi successivi alla sospensione di LMWH.
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Una nuova scala prognostica per valutare il rischio di complicanze nel paziente con neutropenia febbrile
Lo studio FINITE, valutando in modo prospettico 1133 pazienti, si propone di validare una nuova scala (CISNE) per predire il rischio di complicanze della neutropenia febbrile clinicamente stabile al momento della diagnosi. Questo nuovo metodo è stato confrontato con quelli attualmente in uso (MASCC e TALCOTT) e ha il valore aggiunto di essere stato testato su soli pazienti oncologici.